La complessità in pratica: vivere, decidere, agire. Agire in contesti complessi

La complessità in pratica: vivere, decidere, agire. Agire in contesti complessi

La complessità in pratica: vivere, decidere, agire

Agire in contesti complessi

 Festival della Complessità | XIV Edizione

Di Fulvio Forino

Perché una storia

Sono convinto che narrare un’esperienza permette di trasmettere le conoscenze in essa implicite.

Nel raccontare si rivivono e condividono non solo esperienze ma anche sensazioni e riflessioni. Raccontare un’esperienza propone a chi legge un percorso di scoperta fatto di difficoltà e passi in avanti, di errori e soluzioni. Senza far ricorso a dati, disquisizioni e citazioni, permette di immergersi in una metafora che fornisce stimoli e riflessioni.

Da un successo a una crisi profonda

Il Festival della Complessità nasce nel 2010 come un festival “tradizionale”. Le prime due edizioni si svolsero nelle piazze e nelle strade di Tarquinia e ebbero un grande successo. Nel 2012 accadde l’imprevedibile. Si tennero le elezioni comunali. Il sindaco venne confermato ma, inspiegabilmente, ci fece intendere che non eravamo più graditi ospiti e ci scaricò. Eravamo di fronte a un problema. Si era creata, infatti, una discrepanza tra la nostra aspettativa di continuare nella collaborazione con il comune di Tarquinia e una situazione del tutto inattesa. Alla fine decidemmo di traslocare. Tenemmo la terza edizione a Viterbo ospitati dall’Università della Tuscia. La quarta edizione del 2013 si svolse a Carpineto Romano dove l’amministrazione comunale ci accolse e sostenne. Per chi vi partecipò fu un’esperienza stimolante in cui discutemmo con passione degli argomenti presentati. Dovemmo però riconoscere di non aver avuto la partecipazione attesa e di essere in crisi.

Incertezza

Nell’autunno del 2013 nella prima riunione di Staff del Festival regnava una grande incertezza. Eravamo stanchi di avere a che fare con improbabili amministratori e sponsor. Due cose ci apparivano chiare. Eravamo stanchi di passare da una città all’altra. L’argomento della complessità era poco conosciuto, risultava ostico e difficile da “piazzare” in una nuova città. Dovevamo assolutamente agire ma sapevamo che il problema era tutt’altro che semplice da risolvere. Non era neppure un problema complicato che, anche se è difficile da risolvere, ha comunque una sola soluzione possibile a cui si può arrivare riducendolo a un problema semplice. Non era il caso nostro.

Consapevolezza della complessità

Ciò che ci venne in soccorso fu la consapevolezza della complessità. Avevamo a che fare con un problema ben identificabile ma complesso. Le variabili in gioco erano molte, mutevoli e difficili da codificare così che era difficile immaginare una soluzione. Nell’incertezza in cui eravamo ci ponemmo delle domande. Qual’è la decisione giusta? Chiudere il Festival? Se andiamo avanti da dove cominciare? Per trovare delle risposte partimmo da alcune certezze che condividevamo. La crisi in cui ci trovavamo ci metteva di fronte a ostacoli e difficoltà ma era anche apportatrice di occasioni e possibilità. Dovevamo guardare al problema con la mente aperta alle tante soluzioni possibili; diversamente non ci sarebbe stato tra noi un confronto e non avremmo trovato il bandolo della matassa. La risoluzione dei problemi complessi richiede tempo, pazienza, flessibilità e capacità di adattarsi alle circostanze. Richiede che se ne rispetti la complessità e che si adotti un approccio strategico sistemico basato più passaggi: raccogliere dati e informazioni, discuterli, analizzare la situazione, fare domande, ascoltare suggerimenti e opinioni, recepire più punti di vista, formulare e vagliare più ipotesi, adottare la strategia ritenuta quella con più probabilità, non certezza, di avere un esito positivo, motivare le persone coinvolte perché s’impegnino a giocare il ruolo per ciascuna previsto.

Un Festival diffuso e a Km zero

Ci vedemmo più volte, facemmo molte ipotesi che scartammo. Dovevamo immaginare una soluzione creativa e innovativa per poi elaborare una strategia che, nella situazione data, fosse la migliore tra le tante possibili. Parlammo di cosa fare con amici e con esperti che avevano partecipato al Festival. C’erano delle aspettative. Riflettemmo a lungo sulla nostra forte motivazione a impegnarci nell’organizzazione del Festival. Concludemmo che non eravamo i soli a considerare la complessità una nuova e entusiasmante chiave interpretativa della vita e della realtà. Arrivammo a formulare l’ipotesi che nel nostro paese molte persone e associazioni erano, come noi, interessate alla complessità e all’approccio sistemico. Si trattava di considerarle un patrimonio di risorse civili, scientifiche e culturali che era possibile mobilitare per realizzare in più città un festival che immaginammo “diffuso e a Km zero”. Era un radicale cambiamento di strategia in cui non avremmo più svolto un ruolo di curatori di una manifestazione ma quello di software di collegamento.

Una questione di testa e di cuore

Riflettemmo a lungo. Per agire nella complessità spesso partiamo dal ragionare su come stanno realmente le cose e sulle cose da fare e non da una riflessione sui sogni che vorremmo realizzare. Ci serviva una visione per poi elaborare una strategia da poter raccontare in pochi minuti. Era una questione di testa e di cuore. Dovevamo ragionare e sognare simultaneamente. La forza creatrice di una visione stava tutta in questa paradossale simultaneità, complementare e consustanziale. Ci dicemmo che una strategia non è un processo lineare. È un percorso in cui fare passi avanti e passi indietro, imboccare vicoli ciechi, procedere per vie traverse. Dovevamo darci un orizzonte temporale. La soluzione di un problema complesso non è mai questione di poco tempo. Se è così stiamo volando basso. Il risultato atteso di una strategia deve promuovere in chi è in essa convolto la creatività, la partecipazione responsabile, lo sviluppo. Deve essere un qualche cosa che ritenga chiaro, impegnativo ma fattibile, desiderabile e gratificante.

Inizia l’avventura

Sapevamo che adottare una strategia significa non avere la certezza di arrivare a un risultato atteso ma eravamo convinti che l’idea di realizzare un “Festival Diffuso e Km zero” poteva risultare molto stimolante e motivante. Ci lanciammo così in un’avventura per noi del tutto nuova. Decidemmo di proporre a persone e associazioni coinvolte nelle precedenti edizioni del Festival di realizzare nelle loro città degli eventi. Inviammo loro una mail: “Carissimi, con questa nostra mail vi informiamo che da questa quinta edizione il Festival della Complessità assumerà il carattere di festival “diffuso e a Km Zero”. Vi invitiamo, pertanto, a valutare la possibilità che voi stessi diate vita nelle vostre realtà a eventi da realizzare tra maggio e luglio così da dar vita a una manifestazione di livello nazionale”.

Avemmo molte risposte positive. All’inizio del 2014 ci vedemmo a Roma con molti “Partner Promotori” di tutta l’Italia. Intitolammo la quinta edizione del Festival, la prima completamente autorganizzata, “Passeggiate della mente”. Fu un successo. Si realizzarono eventi in ventitré città e l’anno successivo le città coinvolte furono trentaquattro. D’allora il Festival della Complessità è un bene comune. È una rete sempre ogni anno cangiante che vive grazie alla fantasia, all’impegno civile e sociale dei tanti Partner Promotori che gli danno vita. È un’Araba Fenice che nasce e rinasce ogni anno.

Poi la storia continua… e in questa XIV edizione del 2024 siamo qui a ragionare di vivere, decidere e agire nella complessità.

Post scriptum

Per un problema complesso non c’è mai una sola, certa e facile soluzione. Cercarla a tutti i costi porta a sbagliare. Di fronte alla complessità non si tratta di arrendersi né di smettere di ragionare. Si tratta di adottare un pensiero sistemico che non sia solo un esercizio intellettuale utile solo a riflettere sulla realtà o a meditare su noi stessi. Il pensiero sistemico, infatti, rivela tutta la sua utilità quando ci sostiene nell’azione, quando ci mostra quale strada imboccare e percorrere per arrivare a decidere e a agire per risolvere un problema, intervenire in una situazione, avviare un cambiamento.


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